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Il realismo socialista di AVS e la fontana di Galeata
L’Alleanza Verdi Sinistra di Forlì (AVS) si è subito precipitata in soccorso ed è stata davvero perentoria: “La fontana di Galeata non è assolutamente da abbattere”, opponendosi, così, all’intenzione della sindaca Francesca Pondini di interpellare i galeatesi circa la decisione se mantenere la fontana cittadina nella bruttura dell’attuale decorazione, voluta dalla trascorsa amministrazione di sinistra, oppure ripristinarne la configurazione prima dell’infelice intervento. A sostegno del suo accorato appello, AVS ha esposto diverse ragioni, tutte molto inconsistenti e inconcludenti, soprattutto anacronistiche perché degne soltanto della triste concezione dell’arte secondo il cosiddetto “realismo socialista” ossia l’indissolubile legame tra cultura, da una parte, e impegno sociale, politico, dall’altra, che ancora anima taluna sinistra, più o meno socialisteggiante.
“Quella fontana non è solo arte da apprezzare o meno a seconda delle opinioni individuali, ma è un progetto che, nel rispetto dei valori dell’accoglienza ed integrazione, ha coinvolto per la sua realizzazione tanti cittadini senza alcuna distinzione di provenienza, etnia, appartenenza politica o sociale”: questo il richiamo, quasi un rimbrotto saputello di AVS che, tuttavia, elude, scantona dalla domanda se veramente la fontana, così come ora nella sciatteria del suo rovinoso decoro trencadìs, sia un’opera d’arte, abbia dunque un valore artistico che giustifichi la conservazione di tanto misero, deturpato manufatto. Il problema è solo questo: la fontana di Galeata nel suo attuale ciarpame decorativo esprime un valore artistico, degno di salvezza? La mia risposta, ovviamente, è un no, grande come una casa, anzi no, grande come una fontana per le seguenti ragioni, tutte ispirate ai criteri, universalmente riconosciuti, come peculiari fondamenti della definizione di creazione artistica.
Innanzitutto, nel suo attuale decoro musivo, così malmesso e sconnesso filologicamente dal contesto della piazza e dello stesso palazzo comunale, la fontana di Galeata è capace di evocare emozioni, riflessioni, muovendo nel cuore delle persone quel sentimento di bellezza, armonia e felicità, fondamentale, secondo Vittorio Sgarbi, per definire un’opera d’arte? Direi proprio di no, al massimo incupisce, sospinge verso uno stato angosciato e depressivo. Ancora, ora come ora, la fontana di Galeata risulta una creazione artistica, espressiva della bellezza di aver saputo coniugare la tecnica con la realizzazione di un’idea evidente? Direi proprio di no, nemmeno intuibili le certe ragioni di quel progetto, di cui parla AVS di Forlì, realizzato “nel rispetto dei valori dell’accoglienza e dell’integrazione”, coinvolgendo “cittadini senza alcuna distinzione di provenienza, etnia, età, appartenenza politica o sociale”.
Insisto: adesso come adesso, pensando alle numerose mani inesperte di tanti cittadini, suoi decoratori improvvisati, la fontana di Galeata può definirsi creazione artistica di apprezzabile integrazione tra la competenza tecnica e la maestria, tipica dei veri artisti, nell’uso dei materiali? Basta farsi un giro ricognitivo attorno per capire di trovarsi di fronte solo ad un lavoro grezzo di notevole pacchianeria, volgarmente spacciato come artistico, anche a giustificazione del costo di ben 20.000 euro. Concluderei con la notazione come la fontana di Galeata nel suo attuale orrore dimostri ampiamente di non coniugare affatto una propria bellezza estetica, ma solo una propria indecorosa presenza con l’impatto emotivo dell’osservatore; infine, come un preponderante giudizio negativo dei galeatesi, di visitatori dell’amena Galeata e di diversi esperti abbia smentito la bontà artistica dell’intervento trencadìs.
Dunque, fuori da queste considerazioni, nulla conferma, avvalora l’intangibilità della fontana di Galeata, così come ora malamente ridotta: per questo più che mai legittima, perché dettata dal buon senso e dal garbo istituzionale, la volontà della sindaca Francesca Pondini di sottoporre al giudizio dei suoi cittadini il progetto di recuperare o no la fontana cittadina alla sua configurazione originale. Questo, sì, è un proposito onorevole e democratico, fuori dai luoghi comuni del socialismo reale dei compagni di AVS.
Franco D’Emilio