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Nuove terapie per tumori alle cellule germinali: Irst coordina un progetto del Pnrr

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I tumori delle cellule germinali che non rispondono ai trattamenti standard sono una sfida significativa nella pratica oncologica. Mentre, infatti, nella maggioranza dei casi i trattamenti a base di platino risultano particolarmente efficaci, per tumori resistenti alla cura o per pazienti che nel tempo ricadano nella malattia, le opzioni terapeutiche a disposizione degli oncologi sono poche. A pesare non sono solo l’assenza di nuove strategie oncologiche, ma anche la mancanza di biomarcatori capaci di indicare lo stato della malattia e prevedere la risposta ai trattamenti. In particolare, il fatto di non essere in grado di identificare precocemente i pazienti refrattari o recidivanti può ritardare – quindi, rendere meno validi – l’utilizzo di approcci più aggressivi, come la chemioterapia ad alte dosi seguita da reinfusione di cellule staminali.

Il progetto, coordinato da Irst “Dino Amadori” Irccs, denominato “Bio-Test” – abbreviazione di Biomarcatori circolanti e sviluppo di dispositivi innovativi per i tumori a cellule germinali recidivanti/refrattari – mira a colmare queste lacune, ponendosi un secondo ambizioso obiettivo: sviluppare strumentazioni a basso costo e non invasive che, rilevando i nuovi biomarcatori circolanti da un semplice prelievo di sangue, possano migliorare la scelta terapeutica dell’oncologo in tempo reale.

Lo studio, che durerà due anni, è finanziato complessivamente con 1 milione di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza attraverso la call del 2023 “Malattie rare: sviluppo di soluzioni trasversali che possano avere impatto su molteplici patologie in termini di ricerca e assistenza”. Insieme al principal investigator del progetto, il dottor Ugo De Giorgi di Oncologia Clinica e Sperimentale in Terapie innovative e alte dosi, per Irst collaborano allo studio Milena Urbini biologa della Translational Oncology Unit Laboratorio di Bioscienze e Giuseppe Schepisi oncologo dell’equipe tumori uro-ginecologici. Imprescindibile, poi, il contributo della Facility di Genomica del BioLab, della Struttura di Terapie cellulari avanzate e Tumori rari e Biobanca, dell’Unità di Biostatistica e Sperimentazioni Cliniche. Del partenariato, inoltre, fanno parte altri importanti esperti tra cui Elisabetta Primiceri ricercatrice del CNR Nanotec di Lecce e il professore Matteo Landriscina AOU Policlinico di Foggia.

Per raggiungere gli obiettivi del progetto, i ricercatori utilizzeranno il materiale biologico dei pazienti, liberamente donato a scopo scientifico e raccolto nella Biobanca dell’Irst, cui si affiancherà una casistica prospettica realizzata da tutti i centri partecipanti. Irst si occuperà delle analisi cellulari, molecolari e genetiche attraverso avanzate tecnologie di Next-Generation Sequencing (NGS). I dati ottenuti saranno associati all’andamento dei trattamenti così da valutare la risposta alla terapia, determinare lo stato della malattia, la resistenza alle cure e identificare le alterazioni genetiche che caratterizzano i tumori resistenti al trattamento. Inoltre, utilizzando metodiche specifiche, lo studio esaminerà anche il contesto immunitario e il microambiente tumorale. Bio-Test potrebbe, così, condurre all’identificazione molecole o frammenti molecolari riconosciuti dal sistema immunitario – gli antigeni – verso i quali disegnare approcci immunoterapici mirati e personalizzati.

Un altro obiettivo chiave dello studio, possibile grazie alla collaborazione del CNR Nanotec di Lecce, è legato all’applicazione pratica delle scoperte attraverso lo sviluppo di dispositivi per l’analisi dei biomarcatori circolanti. Realizzare una piattaforma innovativa lab-on-chip (dispositivi miniaturizzati che integrano una o più funzioni di laboratorio su un singolo chip) con caratteristiche di portabilità, alta sensibilità e bassi costi, in grado di rilevare biomarcatori al momento della decisione del medico, porterebbe un forte impatto sulla pratica clinica rendendo più veloce, accurata, consapevole e condivisa la scelta della terapia.

I pazienti colpiti da tumore alle cellule germinali sono spesso giovani adulti; persone che avrebbero davanti a sé ancora una lunga aspettativa di vita, che alla vita avrebbero molto da chiedere e da offrire. La malattia, specie nella sua forma più severa, irrompe in questo percorso influenzandolo profondamente. Per questo abbiamo molto a cuore studi di questo tipo e crediamo fortemente che Bio-Test porterà un contributo concreto allo sviluppo di terapie sempre più personalizzate ed efficaci” ha commentato Nicola Normanno direttore scientifico Irst Irccs.

I tumori delle cellule germiali (GCT) colpiscono le cellule che normalmente si trasformano in gameti (spermatozoi negli uomini e ovuli nelle donne). Questi tumori possono manifestarsi in varie parti del corpo, principalmente nelle gonadi (testicoli e ovaie) ma anche nel mediastino e nel retroperitoneo. Rappresentano circa l’1-2% di tutti i tumori maschili e sono i più comuni tra i giovani uomini di età compresa tra 15 e 40 anni. I GCT sono estremamente sensibili ai trattamenti chemioterapici a base di platino; per questo, in genere, si registrano tassi di sopravvivenza a 5 anni molto elevati, pari a oltre il 90%. Si stima che l’incidenza in Italia sia di circa 1,8 casi per 100.000 uomini.