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Ai “compagni” di Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio

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Ultimo aggiornamento:

Alcuni residenti a Villagrappa di Forlì, miei assidui lettori, mi hanno raggiunto per riferirmi di una sorta di sconfinamento dei compagnucci del Partito Democratico nell’organizzazione della loro Festa de l’Unità, dal 22 al 30 agosto di fianco al parcheggio di via Sintella, appunto in quel di Villagrappa. Innanzitutto, pare che si utilizzino spazi del Centro Polisportivo, soprattutto per il palco centrale, adibito a eventi politici, quali comizi, dibattiti e quant’altro, pur non essendo zuppa, risulti, comunque, pan bagnato, ma pure utilizzato quale ribalta di orchestre e cantanti per invogliare compagni e compagne al ballo, magari alla languidezza di un casereccio Ultimo Tango, ohibò, a Villagrappa; poi, e questo suscita preoccupazione e disapprovazione nei miei informatori, sembra che si sia sconfinato in spazi della vicina parrocchia per l’allestimento di cucina, bar e stand commerciali, comprese le tensostrutture per l’immancabile ristorazione, altamente colesterolemica a salamella e fritto, quest’ultimo, spero, perlomeno con friggitrice ad aria, la tanta, inesauribile della maldestra e spocchiosa politica piddina.

Sarà vero? Se lo fosse, non mi stupirei: già, qualche estate fa, a Galeata il parroco permise che l’interno della chiesa madre diventasse una sorta di discoteca, cosa davvero riprovevole, e non fiatò neppure minimamente sul fatto che davanti allo stesso edificio sacro si svolgesse l’indecoroso spettacolo di una serata di promozione turistica, vero happening di tette e culi nel refolo della frescura della Valle del Bidente. Per questo non mi meraviglierei, adesso, di uno sconfinamento piddino a Villagrappa di Forlì su spazi parrocchiali per benevola concessione del clero locale, tanto, ormai, siamo costretti al frequente inciucio tra Dio e Cesare.

Certo, anche a Villagrappa di Forlì c’è il rischio che quanto di Dio sia pure di Cesare, anzi degli odierni compagnucci di Cesare, pur sempre nipotini guareschiani di quel Peppone, alla fine, sotto sotto, sempre d’accordo con don Camillo; a Villagrappa di Forlì può confermarsi l’inversione del principio cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato” nel più grossolano “Dio e Cesare sempre culo e camicia”, magari contro il banale, ma, in questo caso, utile luogo comune della destra, conservatrice e razzista. A Villagrappa di Forlì con l’uso di eventuali spazi parrocchiali Partito Democratico e Chiesa locale possono soccorrersi e sostenersi nella comune crociata contro il governo Meloni, contro il centrodestra forlivese del sindaco Zattini, contro il declino di una sinistra solo giustizialista e ossessivamente antifascista a vanvera.

E tra salamelle e fritti misti, tra garganelli e strozzapreti, innaffiati da “rosso partigiano” doc, sicuramente alla Festa de l’Unita a Villagrappa di Forlì non sarà facile prestare attento orecchio al verbo di autorevoli ospiti: Stefano Bonaccini, parlamentare europeo di fresca elezione, mai un lavoro proprio, fuori dalla politica; Michele De Pascale, ex sindaco di Ravenna, ora candidato al governo regionale dell’Emilia-Romagna, anch’egli mai una goccia di sudore lavorativo extrapolitico; persino, la risorta economista prodiana Cecilia Guerra; infine, i peones Valentina Ancarani e Daniele Valbonesi, entrambi candidati alle prossime elezioni regionali. Insomma, alla pastasciutta antifascista nella festaiola Villagrappa piddina di Forlì davvero una caccia al voto sul filo di una gesuitica intesa tra compagni e preti, magari su spazi inopportuni, parrocchiali o no che siano.

Franco D’Emilio