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Se fossi stato una mosca in Consiglio comunale

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Sì, oggi pomeriggio ho desiderato essere una mosca, impertinente e insopportabile dentro la sala dell’odierna seduta del Consiglio comunale di Forlì: sì, un insetto sicuramente molesto, ma perlomeno attento a volare alto, molto più in alto della scarsa capacità di volo, ancora oggi emersa dalla riunione consiliare, in particolar modo da parte della maggioranza di centrodestra. Lo spettacolo non è mancato, triste e penoso, e il mio volo ronzante sarebbe stato soprattutto ricognitivo di quanto buona parte della classe politica, degli eletti forlivesi comprenda solo esseri umani, appena degni di appartenere ai bipedi implumi ovvero privi di piume, come in una celebre definizione dello storico Diogene Laerzio.

Aggiungerei imbelli, come inevitabilmente, appunto, sono degli uccelli senza nemmeno una piuma sotto la quale nascondere la propria pochezza, tanta, incontenibile e indignitosa, quale quella palesata in modo particolare, devo essere onestamente obiettivo, dall’odierna pantomima farsesca della maggioranza di centrodestra per l’elezione del Presidente del Consiglio comunale. Incredibile, maggioranza di governo della città, spaccata al proprio interno dalla proposta di due suoi candidati contrapposti nella persona di Loris Ceredi (La Civica) e di Marco Catalano (Fratelli d’Italia), quest’ultimo, però, nelle grazie della Lega. Quale misero spettacolo: due galli nello stesso pollaio; poi, Catalano e Ceredi con l’aggiunta della consigliera Ascari Raccagni hanno avuto il cattivo gusto di votare addirittura se stessi; infine, incomprensibile, anche imbarazzante l’astensione dal voto del sindaco Zattini, considerata la sua espressione di voto nella precedente seduta; astenutasi tutta l’opposizione, oggettivamente coerente con le motivazioni espresse.

Alla fine, l’ha spuntata Ceredi con 17 voti contro i 3 di Catalano, ormai amaramente sconfitto su ogni fronte, come assessore e presidente consiliare, e costretto a fare carta straccia delle sue oltre 400 preferenze! Altrettanto cestinate pure le tantissime preferenze di Daniele Mezzacapo (Lega), ex figlioccio del sindaco Zattini, alla fine rivelatosi politicamente infanticida nei suoi confronti sia nella corsa ad un assessorato sia in quella per la Presidenza del Consiglio comunale: cinico destino quello di Mezzacapo entrato sempre papa in conclave, ma poi uscitone non più cardinale, nemmeno pievano, ma solo umile sacrista, sic transit gloria mundi! Speriamo, adesso, che, trascorsa tanta farsa, si realizzino gli auspici del consigliere Fabrizio Ragni della maggioranza per il definitivo avvio del nuovo Consiglio comunale sui numerosi problemi della nostra Forlì.

Comunque, davvero peccato che oggi non fossi una mosca nella sala del Consiglio Comunale, avrei goduto dello spettacolo in diretta, senza disturbare nessuno né posandomi sconvenientemente su alcuno per evitare inopportune similitudini.

Franco D’Emilio