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Il ponte levatoio che unisce spreco e progetti demenziali

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Esattamente 20 anni fa veniva realizzato a Cesenatico in via Anita Garibaldi il ponte levatoio, opera che costò alla collettività 600.000 euro. Ma ripercorriamo la storia di un ponte per il quale sono state sprecate risorse pubbliche per una continua manutenzione, caratterizzata però da scelte progettuali demenziali.

Nel 2000 l’allora sindaco Damiano Zoffoli progettò politicamente il ponte levatoio legando la sua mobilità alla riqualificazione della vena Mazzarini. Ottenne così un finanziamento regionale di mezzo milione di euro. Cento mila furono a carico del Comune. Però la riqualificazione della vena Mazzarini era un progetto senza copertura finanziaria, quindi restò sulla carta, per la precisione, carta gialla da fritto. Il ponte levatoio dunque si fece ma non si levò mai. L’opera si concretizzò nel 2004 ma la pavimentazione anziché essere come da progetto in pietra d’Istria fu realizzata con travi di legno.

Nessuno degli amministratori se ne accorse. Dopo soli 4 anni, il passaggio dei mezzi pesanti unito all’azione degli agenti atmosferici, disintegrarono le travi di legno di pino. L’allora sindaco Nivardo Panzavolta fece fare prima un intervento per limitare il danno del costo di 50.000 euro e nel 2010 la sua giunta approvò la sostituzione dei listelli di legno di pino, con grande perspicacia, con legno di larice. Geni assoluti. Il costo del lavoro fu di 143.000 euro. Ma già due anni dopo l’usura dei “nuovi” listelli evidenziarono che sarebbe stato necessario intervenire ancora una volta.

Nel 2018 anche il legno di larice si deteriorò a tal punto da dover costringere l’Amministrazione comunale ad intervenire nuovamente. Il sindaco Matteo Gozzoli questa volta decise di ripristinare il manto stradale sostituendo il legno con l’asfalto. Spesi così altri 150.000 euro. Oggi le condizioni dell’asfalto mostrano segni evidenti di usura con crepe e fessure destinate, con il passaggio degli automezzi e l’azione corrosiva delle intemperie, inevitabile a peggiorare.

Che sia la volta buona che si scelga di utilizzare il materiale inizialmente progettato? La pietra d’Istria è infatti caratterizzata da un’alta densità simile a quella di un porfido, da alta resistenza alla compressione (1350 kg/cm2) nonché elevata resistenza alla corrosione salina. La speranza però è che nel prossimo intervento non si scelga di sostituire l’asfalto con croccante alle mandorle.

Giorgio Venturi